A differenza di cileni e uruguayani, i socialisti argentini stavano
nella Internazionale socialista e, successivamente, vi entrerà anche la UCR, la Union Civica Radical di Raul Alfonsin, il Presidente del ritorno alla democrazia dopo la cupa e devastante dittatura militare, l’uomo che accoglierà il partigiano Sandro Pertini, Presidente della Repubblica italiana, alla Boca, nel luogo simbolo della immigrazione italiana. La storia contemporanea argentina introdurrà nel vocabolario italiano un nuovo termine: desaparecidos (a Pinochet siamo, invece, debitori della italianizzazione del vocabolo golpe). In moltissime occasioni una tappa fissa sarà la casa di Julia "Chiquita” Constenla, vedova di Pablo
Giussani (del quale ero stato assiduo lettore degli articoli su Repubblica ma, purtroppo, solo una ventina d’anni più tardi scoprirò - sugli scaffali della libreria Ateneo di Buenos Aires - la ristampa dell’illuminante "Montoneros: la soberbia armada”). Con Chiquita, sua grande amica, visitai più volte Alfonsin a casa sua, era sempre curiosissimo di sapere dell’Italia. Fu in una di queste chiacchierate che gli proposi di partecipare ad una grande iniziativa "latinoamericanista” che, con l’appoggio di Fassino, e insieme a José Luis Rhi-Sausi, allora vice di Marta Dassù (che era Direttore del CeSPI presieduto da Giuseppe Boffa), stavo organizzando a Genova: accettò, e venne a Genova con Federico Storani e Raul Alconada.
Lunghissimi gli incontri con Guillermo Estevez Boero, leaderdel Partito Socialista: dall’iniziò appoggiò decisamente il nostro ingresso nella Internazionale socialista.
Con i peronisti mi era difficile, in quel periodo, avere contatti: imperversava Carlos Saul Menem, il Presidente delle "relazioni carnali” con gli USA. Cera poco da discutere… Però seguii la nascita del Grupo de los ocho, e con Juan Pablo Cafiero e, soprattutto, con Carlos "Chacho” Alvarez (che arriverà ad essere Vice Presidente dell’Argentina, per la Alianza democratica), maturò una solida collaborazione e simpatia. Un paio di decenni dopo, quando ebbi l’onore di servire il mio paese da Sottosegretario di Stato agli Esteri, Chacho dirà, intervenendo in un convegno a Roma: "con Donato ci conosciamo da quando lui veniva in Argentina, zaino in spalla, viaggiando in classe economica e alloggiando nelle pensioncine più scrause. Il rispetto e la fiducia nascono da quell’epoca”. Posso dire che è un sentimento reciproco.
Un pomeriggio me ne andai alla Plaza de Mayo, il luogo simbolo di tante lotte di madri e nonne di desaparecidos.
Sempre interessanti e stimolanti gli incontri al Club di cultura socialista, una solida enclave di pensiero gramsciano in Argentina. Poche volte incontrai, prima della sua scomparsa, José "Pancho” Aricò, una sola Portantiero, ma innumerevoli le conversazioni con Jorge "el negro” Tula. Spesso trasportavo, avanti e indietro sull’Atlantico, libri e materiali tra l’Istituto Gramsci di Roma e il Club: internet sarebbe arrivato di lì a poco!
Continui anche i contatti con il mondo sindacale, tanto importante in Argentina.
Un amico argentino, conosciuto a Roma nell’ultimo scampolo del suo esilio, e poi ritrovato in Argentina (legatissimo a Renato Sandri), e che vedevo pressoché ogni volta, era Julio Santucho, giornalista e intellettuale, successivamente dedicatosi anima e corpo alla divulgazione delle tematiche dei diritti umani. Fratello di Roberto, fondatore dell’ERP, una volta gli prestai un libro ("El furor y el delirio”, di Jorge Masetti), mi telefonò il giorno dopo dicendo "l’ho letto d’un fiato stanotte: ho scoperto cose che non sapevo sulla storia dell’ERP e …sulla mia”.
Tra radicali della UCR incontravo Jesus Rodriguez, Freddy Storani
(marchigiano d’origine), Raul Alconada Sempé, e la brillante Maria José Lubertino, il cui percorso sarà di continue migrazioni politiche (quasi quanto i cambiamenti di nome dei succedanei dell’ex PCI), sempre caratterizzate da straordinaria vitalità ed esuberanza.Con Estela Carlotto (abuelas de Plaza de Mayo) e Lita Boitano (asociacion de familiares de desaparecidos de origen italiana)
, grazie all’infaticabile Jorge Ithurburu, il dialogo sarà continuo e la solidarietà costante: a Buenos Aires, a Roma, nell’aula bunker di Rebibbia, dove si terrà il processo ai militari argentini assassini dei loro figli, e in tanti altri luoghi…
Con la collettività italiana o, per meglio dire, con la componente proveniente dal PCI e di sinistra di quella collettività (a partire dai vecchi, coraggiosi - e scontrosi -, Filippo Di Benedetto a Buenos Aires, e dal comandante delle Brigate Garibaldi, Federico Giai a Rosario), ho sempre cercato di avere un rapporto costante ma delimitato alle tematiche della emigrazione, senza sconfinare nelle relazioni politiche internazionali. E ciò per una sorta di rispetto reciproco: loro "vivevano” quella realtà, con le contraddizioni della fine del governo Alfonsin e dell’avvio dell’era Menem, ne erano parte. Ognuno di loro aveva opinioni proprie, da cittadini argentini quali pure erano (come era giusto che fosse), sulla loro realtà e sulle forze in campo: chi sostenitore e chi critico con Alfonsin, alcuni più vicini ai socialisti, altri ai peronisti, altri ai radicali, altri ancora avevano "scoperto” los ocho… e così via. Vent’anni dopo, tutto ciò sarà ancora più enfatizzato in relazione ai governi Kirchner… A posteriori, credo sia stato giusto e saggio, tener ben distinti gli ambiti… Con alcuni di loro, sul piano della amicizia - da Maria Rosa Arona, ad Alfredo Llana, a Gabriel Puricelli, a Rosanna Alfieri - il rapporto e l’amicizia non si è mai interrotto.
Tornai a Buenos Aires a fine ’91, accompagnando Fassino e la Serafini. Avemmo un lungo incontro con Raul Alfonsin, insieme a Storani. Naturalmente i socialisti, tante altre formazioni politiche e Juan Pablo Cafiero, del Grupo delos ocho. Fassino fu ricevuto dal Vice Presidente del Senato, Eduardo …Menem (il fratello).
Delle innumerevoli volte in cui ritornai in Argentina, nel ’95 fu insieme a Fabio Mussi, allora nella Segreteria nazionale PDS, per partecipare al Congresso del Frente Grande. Mussi tenne anche una conferenza sulla situazione italiana, organizzata dal Circolo Enrico Berlinguer. Incontrammo Chacho Alvarez, Juan Pablo Cafiero, Estela Carloto e Lita Boitano.
In qualche occasione approfittai del (poco) tempo libero per fare un salto a Pilar (periferia di Buenos Aires), e visitare il vecchio zio Nicola, fratello di mio padre e i suoi figli e nipoti, tra cui il giovane Nicolas: del resto, non c’è famiglia italiana che non abbia parenti in Argentina…
In quegli anni conobbi vari Ambasciatori italiani, tra i quali Claudio Moreno, Giovanni Jannuzzi e Roberto Nigido.
Altre iniziative
Nel 1998 D’Alema, allora Segretario DS, venne invitato in Argentina per tenere una conferenza ad un grande convegno economico di imprenditori, a Mar del Plata. Organizzai l’agenda del viaggio e fu l’occasione per andare anche in Cile. In Argentina, Norberto Lombardi, responsabile italiani all’estero, aveva organizzato una assemblea affollatissima di connazionali. Nel ricevimento che l’Ambasciatore Jannuzzi diede in Ambasciata arrivarono tutte le "famiglie” politiche dell’Argentina di quel periodo: da Carlos Ruckauf (Vice Presidente) a Eduardo Menem (il fratello), da Raul Alfonsin (ex Presidente) a Fernando de la Rua (ancora Sindaco di Buenos Aires), da Eduardo Duhalde (Governatore della Provincia di Buenos Aires) a Chacho Alvarez (leader del FREPASO), da Guillermo Estevez Boero (Presidente del Partito Socialista) a Graciela Fernandez Meijide (precandidata presidenziale del FREPASO), da Jesus Rodriguez (Segretario della UCR) a Federico Storani (capogruppo parlamentare della UCR). D’Alema venne ricevuto anche dall’allora Presidente Carlos Saul Menem.
Un momento particolarmente intenso fu organizzato da Maria Rosa Arona: la visita ai familiari dei desaparacidos di origine italiana e alla loro Presidente, Lita Boitano, fondatrice del movimento e madre di due giovani, Miguel Angel e Adriana Silvia, torturati, uccisi e fatti "scomparire” dai militari golpisti.
Alla fine, approfittammo della domenica, per andare alle Cataratas de Iguazù, accompagnati dal Cons. Giuseppe Scognamiglio.
Nel 2002 organizzai un
viaggio di D'Alema in Argentina.